sabato 14 luglio 2007

Laura Santamaria

Laura Santamaria è nata a Monza nel 1976. Vive e lavora a Milano.

Ha studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (vincitrice del Premio Brera, Fondazione A. Pini, Salon I, Milano 1999), e Scultura come studente Erasmus presso Loughborough University School of Art and Design, Loughborough, Inghilterra, GB.
Ha partecipato a diversi Workshop tenuti da artisti di fama internazionale ed è stata ospite presso la residenza per artisti “Fondazione Valparaiso”, Mojacar, Espana (2005).
Nel 1999 ha tenuto la sua prima personale “White Circle” alla Great Hall Loughborough University di Loughborough, Inghilterra, nel 2003 “Camera obscura” installazione visiva alla Bibliothek Sommeracademie di Salzburg in Austria e nel 2005 ha esposto “Lo Spirito della Casa” installazione site specific realizzata per la Mostra Personale presso Borgovico 33 a Como .
Ha esposto i suoi lavori (oggetti, fotografie, installazioni, pitture, performance) in Italia, Austria, Spagna, Slovenia, Gran Bretagna, Francia, Lituania, Portogallo, prendendo parte a numerose collettive e manifestazioni, tra le quali : “Jeune Creation Europeenne”, Salon Itinerant d’ Art Contemporain, commissario artistico Italia S. Solimano, E. Marasco (2006-07); “Arte e Sud”, a cura di A. Arevalo, R. A. Musumeci, M. G. Chiavaro, circuito GAI Archivio Giovani Artisti; “Arhipelag”, a cura di Krea, Limb, Prologo; “Talk to the City” a cura di CareOf; “D.A.B.”, a cura di A. Mattirolo, A. Vettese, A. Cibic, e O. Corradini in collaborazione con circuito GAI, DARC, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, IBACN; “BIJCEM”, Biennale dei Giovani Artisti dell’ Europa e del Mediterraneo, (Gruppo Malacoca) G.A.I. Archivio dei Giovani Artisti città di Milano, (2005); “ACHTUNG!” a cura di G. Hendricks; RE: INVITO1, a cura di Claudia Nanni e Antonija Majaca (2004); “Tracce di un Seminario” studenti del Corso Superiore di Arte Visiva Fondazione Antonio Ratti, a cura di A. Vettese, G. di Pietrantonio (2003); “Via Libera”, Mostra di fine Corso Superire di Arti Visive Fondazione Antonio Ratti tenuto da Giulio Paolini, a cura di A. Vettese, G. di Pietrantonio (2002); “Menotrenta” a cura di G. Bertolino (2001); “Salon I” a cura di G. di Pietrantonio (1999).
Nel 2007 partecipa al progetto di archivio web “TRANSMISSION.06/Mimesis” curato da ProgettoZeroPiù, in collaborazione con LabMimesis, Fondazione Bevilacqua la Masa , IUAV Venezia, Diesel.





Laura Santamaria
HIPPIES

Fotografie digitali – sequenza fotografica
n.3, 150 x 100 cm








Hippies è un viaggio nello spazio e nel tempo, spazio condiviso, tempo in comune, per volontà o per forza, in mezzo al mare, verso meta ignota. Lo scorrere del tempo si traduce nelle sovraposizioni di movimento di un equipaggio che tace la sua storia, le relazioni tra i membri… Di queste restano i “vapori” di corpi fluttuanti che si fondono e si confondono, unendosi come in un corpo unico. Questa stratificazione di punti vista del medesimo luogo in movimento è metafora della convivenza di plurime diversità nel contesto dell’imbarcazione: le immagini che ne risultano sommano i modi in cui la medesima circostanza è vissuta dalle diverse persone che la partecipano. Nessuna delle singole visioni avrebbe fotografato la verità di questa situazione: solo nascondendo, alterando, l’apparenza di ognuno dei singoli e cercando di «armonizzare» le diverse visioni possibili ci si avvicina alla costruzione di un’immagine che anela al vero, solo venendo meno alle modalità con cui i singoli occhi fotografano i contesti visivi si vede “oltre”, si fotografa la verità, il tempo nel suo perpetuo divenire, mutare, essere altro, altrove! Tutto ciò Laura Santamaria lo tiene bene a mente e lo traduce in questo imponente trittico in cui ognuno di noi è catturato, preso nel viaggio, risucchiato in quella dimensione spazio/temporale che è l’opera, la quale è stata studiata per proiettare il visitatore all’interno dell’immagine, perché possa condividere anch’egli quel tempo trascorso e così sempre vivo, compartecipato. Su questa imbarcazione non vi sono clandestini, non vi sono gerarchie di sorta, ognuno concorre con la propria visuale alla formazione di un luogo mobile in cui «non esistono certezze, né punti fermi, si è uguali, si è spinti a trovare armonia per poter meglio condividere lo spazio circoscritto.»

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