Robert Cahen
Sept Visions Fugitives
Sept visions fugitives (Sette Visioni Fuggitive) video, 32´, colore, suono, 1995, Francia. Sound design di Michel Chion.
Prodotto da Arte, Les Films du Tambour de Soie, in collaborazione con CICV
Pierre Schaeffer, Montbéliard-Belfort, Francia.

Sette visioni fuggitive in una Cina avvolgente e mobile nel suo vibrante pullulare. In viaggio, attraversando, per qualche estatico istante, questa immensa e remota regione del mondo ( tra l’altro storicamente avvolta da una velo misterioso per noi occidentali). Cahen riesce ad addentrarci in quel “cosmo” lontano proprio perché non intende descriverlo, documentarlo, bensì mostrarlo “de-documentalizzato”, in cerca di un qualcosa che va oltre il mero documento: un fenomeno sinestetico che, oscillando continuamente dentro e fuori dai binari del verosimile, attendibile per convenzione, si fa mondo a sua volta, aprendosi, ma mantenendo intatto il mistero… Come quando si viaggia in prima persona, nulla è come lo si vede nei documentari: lontano dalle guide turistiche, ogni cosa tace la sua provenienza, il suo verso… Perché appartiene ad un mondo altro, in cui noi ci troviamo sempre per la prima volta. Ci accorgiamo di non sapere nulla della Cina e poco della natura. Eppure la storia dei luoghi visitati ci tocca, la incontriamo senza saperne il nome: nelle gestualità rituali, nelle facce delle persone che al mattino affollano un mercato, nel volare d’uccelli, nello scrosciare delle onde, nelle montagne rocciose riscaldate dal sole rosso di un tramonto sul fiume vorticante o nel il cigolare ritmico di uno strano filatoio… Ma proprio là dove si è stranieri, per di più quando si è stranieri “lontani”, si rischia inevitabilmente di cadere nello streotipo; questo Cahen lo tiene bene a mente e lo rifugge: «ho lottato con le immagini - dice- consapevole io stesso del loro carattere stereotipo. L’impressione pura e il materiale filmico grezzo sono stati completamente rielaborati, diventando qualcos’altro rispetto a quel che erano in origine». Ci porge in audio-visione infatti quella che chiama una «pura esperienza»: tramite un dosatissimo dialogo con le alterazioni percettive, applicate in fase di post-produzione, fa si che l’esperienza vissuta al cospetto dell’opera sia a sua volta ‘unica’, originale, a sua volta ‘altra’ dalla propria e assolutamente eccezionale, extra-ordinaria... Vera! Siamo catturati, irretiti da quel cosmo, in cui il viaggio, diviene metafora di un flusso dinamico che è della terra, la natura , così come nella natura degli audio-visivi stessi. In questi sette episodi scrutiamo attraverso visioni e suoni questo millenario e sfuggente luogo in cui siamo cullati dalla terra, in lento, suadente, ma sempre perturbante pulsare.
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